RAVENNA, LA CITTA’ DEL MOSAICO: INTERVISTA A LUCA BARBERINI - KOKO MOSAICO

     

di Martina Pepe


Il mosaico per Ravenna ha un profondo valore sia artistico che sacrale. Infatti, Ravenna è conosciuta anche come “Capitale del mosaico”, visto che conserva monumenti che sono sono stati dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, come la basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia e altri importanti testimonianze risalenti al V e VI secolo, rivestite di bellissimi mosaici di alto valore storico ed estetico. 

Volendo esaminare meglio questa tecnica artistica, io e la mia classe, 5M Turismo, abbiamo intervistato due esperti mosaicisti di Ravenna: Luca Barberini e Arianna Gallo, compagni sia nella vita che nel lavoro. 

Luca e Arianna, diversi anni fa, hanno aperto a Ravenna il loro laboratorio chiamato “Koko Mosaico”, in cui creano opere musive contemporanee, che sono per me risultate particolari, interessanti e autentiche. Riporto di seguito l’intervista a Luca Barberini.


Da dove viene il nome Koko Mosaico?

"Koko" è una parola giapponese che tradotta in italiano vuol dire "qui", inteso come "qui puoi trovare l’arte, il mosaico".


Perchè avete aperto il vostro laboratorio qui a Ravenna?

Per Ravenna il mosaico è molto importante. Infatti, in città sono presenti diversi monumenti rivestiti di mosaico antico, da cui abbiamo appreso le regole di questa tecnica e sono nate diverse scuole per studiare il mosaico, tanti laboratori di artisti che utilizzano questa tecnica. Perciò è come se respirassimo il mosaico in questa città.


Riguardo al mosaico antico, quali sono le differenze con quello contemporaneo?

La differenza non è dovuta solo al tempo ma anche al materiale utilizzato, perché nel mosaico antico si usavano il marmo e gli smalti, mentre adesso questi materiali vengono usati di meno per dare spazio a nuovi materiali.

Nel mosaico antico si dava più importanza alla tecnica mentre in quello contemporaneo si dà più importanza all’espressione, all’interpretazione, al messaggio che si vuole comunicare attraverso tecniche varie.


Visto che il mosaico è anche un modo per esprimere il proprio pensiero, quanto la società e la politica influiscono sul suo mosaico?

Influiscono molto. I miei lavori sono molto esplicativi e quasi “didascalici”, si capisce ciò che voglio trasmettere. Lavoro soprattutto su temi sociali e ambientali; per esempio la mia mostra intitolata "European Maritime Day", poco tempo fa esposta al palazzo Rasponi, era incentrata sul tema ecologico e marino.


Che procedure servono per realizzare un mosaico?

Dipende dalla tecnica e da cosa si vuole realizzare. Per esempio, per quadri di piccole o medie dimensioni, come quelli che di solito realizzo, servono: progettazione, preparazione dei materiali (il taglio manuale delle tessere con la martellina e il tagliolo), inserimento delle tessere e finitura.




Chi compra di più le vostre opere, gli italiani o chi viene dall’estero? 

Come laboratorio artigianale vendiamo nella stessa misura a Italiani e stranieri, mentre per quanto riguarda le grandi produzioni, le richieste provengono principalmente dall’estero. Per esempio, io e Arianna con altri dieci ragazzi abbiamo rivestito col mosaico una moschea a Bescanuova.


Cosa consigliate ai ragazzi che vogliono incominciare a fare mosaico?

Per chi deve cominciare le superiori, consigliamo di iscriversi al Liceo artistico, per chi ha frequentato un’altra scuola superiore, si può scegliere poi di iscriversi all’Accademia di Belle Arti a Ravenna che è l’unica ad avere il corso di specializzazione sul mosaico, oppure i ragazzi possono anche cominciare a fare uno stage qua da noi in laboratorio. A questo proposito, apprezziamo molto quando persone giovani vengono a fare esperienza nel nostro laboratorio, perché ci trasmettono nuovi stimoli e tanta energia.


Di cosa parla la sua ultima mostra?

La mia ultima mostra è stata inaugurata il 21 Ottobre a Villa Franceschi a Riccione: il tema centrale è stato del tutto nuovo per me perché ho parlato del sogno (o forse sono stati i sogni che hanno parlato attraverso di me) e realizzarla mi ha molto incuriosito e divertito.

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PS. Tornando a casa, nel sistemare questa intervista, ho capito che dietro a ogni tessera c’è uno studio, un progetto, ma anche un forte desiderio di comunicare, in modo tale che ogni piccolo elemento, insieme a tutti gli altri tasselli, possa dar vita a una sistema unitario, che acquista un’anima propria, in quanto vive come parte di un tutto. E dentro quest’anima ci sono storie che parlano di passioni e di sofferenze, di incontri e di guerre, di speranze e di desideri di rinascita.



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