Il capanno Dante: una finestra sul mare

  

di Engin Asani, Luca Peduto, Alex Tagliati, Teodora Zamfirova  



In un pomeriggio soleggiato di febbraio, abbiamo visitato insieme alla prof.ssa Daniela Martino e alla prof.ssa Silvia Tarroni un capanno molto particolare, il cosiddetto capanno Dante, presso l’omonimo Lido di Dante. 

È questo uno dei pochissimi capanni dell’Adriatico, forse l’unico, a trovarsi in mezzo al mare, a una certa distanza dalla costa.

Infatti vi si accede da una passerella, che lo collega ad una piccola spiaggia; inoltre, per la sua ristrutturazione sono stati utilizzati, come per le piattaforme, pali in acciaio rivestiti con una vernice in carbonio, per evitare l’effetto corrosivo del mare.


La stessa struttura del capanno è in acciaio, rivestita in legno. 

Su un lato, è installata una grossa rete che, con un sofisticato meccanismo, riesce a raccogliere dalle acque diverse varietà di pesci.

Al suo interno, il capanno ha tre camere: un'ampia cucina dotata anche di abbattitore per il pesce crudo, una piccola camera da letto e un bagno.

 

La proprietà è suddivisa in sei quote con cinque proprietari, ognuno dei quali può utilizzare il capanno per un giorno a settimana (solo chi ha più di una quota ha diritto a due giorni consecutivi).

Uno dei soci, Pierangelo Fabbri Baroncioni ci ha gentilmente aperto le porte di questo piccolo scrigno, che custodisce i segreti di famiglie che tramandano alle nuove generazioni un’antica passione per il mare e non solo…



 

A Ravenna, la tradizione dei capanni è molto antica, documentata sin dal 1800 e si diffonde, inizialmente, con la funzione di offrire un rifugio per l’attività di pesca. Poi, nel corso del tempo, il capanno diventa una piccola dimora in cui trascorrere momenti di relax in compagnia della famiglia o di amici e, anzi, questa nuova funzione diventa prevalente.

Per il proprietario, insomma, il capanno diventa un’oasi di pace in cui isolarsi e vivere a diretto contatto con la natura e, in alcune occasioni, un luogo in cui far festa, lontano dalla confusione della città.

Qui la passione per il mare dei ravennati si combina con la naturale predisposizione degli stessi per la convivialità, intrecciando un sodalizio destinato a durare a lungo, conservando immutato il suo prezioso valore culturale.



 

Pierangelo ci ha raccontato la sua grande passione per questo luogo sospeso tra terra e mare, che lo fa ancora commuovere alla vista di un tramonto o di un orizzonte nebbioso appena sfocato, in un incessante alternarsi di atmosfere abbaglianti e soffuse, a seconda dell’ora del giorno, delle stagioni e delle condizioni meteorologiche.






Il sig. Fabbri Baroncioni ci ha spiegato che, quando riesce, si reca al capanno di prima mattina, per poter ammirare l’alba che si rispecchia nell’acqua e muta i suoi colori di minuto in minuto, riproducendo i riflessi del sole, che diventano via via più intensi. E, solo qui, lui riesce a vedere questo meraviglioso spettacolo della natura, che gli restituisce un senso di libertà e lo riporta indietro nel tempo.

E sono tanti i ricordi di serate trascorse al capanno con amici e parenti, tra chiacchiere, risate e un inconfondibile profumo di pesce appena cucinato.

Tra i vari ricordi ci sono anche quelli legati alla sua infanzia, quando il capanno era poco distante dalla foce del fiume. Poi, nel corso del tempo, a causa dell’innalzamento del livello del mare (problema molto sentito da noi ravennati), il capanno si è ritrovato in mezzo alle acque,  allontanandosi sempre di più dalla costa.

Tutti gli episodi che ci ha raccontato sono racchiusi all’interno di questo piccolo pezzo di storia locale, che continuerà a custodire sorrisi, emozioni, rumori, voci, ma anche tanti silenzi. 



E per un giorno all’anno, grazie all’iniziativa “Capanni aperti”, i capanni vengono aperti anche ai turisti, che così possono vivere questa esperienza di rapporto profondo con la natura, mangiando buon cibo, a pranzo o a cena, accompagnati da musica e storie della Romagna, accolti dall’ospitalità dei proprietari che aderiscono al progetto.




 

Anche se per poche ore, siamo rimasti affascinati dalla seduzione che esercita questo piccolo rifugio, che mette in stretto contatto col mare e le sue mille sfumature, suggerendo stati d’animo e pensieri diversi, ora malinconici ora commoventi, che sembrano poi disperdersi in una sconfinata distesa di acqua e di cielo.

 

 


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